In questa estate a quanto pare segnata da delitti definiti da molti come "passionali", non poteva mancare chi si nasconde nell'ombra aspettando quello giusto per le proprie speculazioni di dubbio gusto. Per giorni hanno atteso un omicidio commesso con armi detenute legalmente, e, l'11 luglio, hanno finalmente avuto il delitto che poteva loro servire. Così, mentre numerose famiglie piangono morti assurde, c'è chi festeggia quella giusta. Ma non si tratta di becchini o eredi, ma di servi delle ideologie.
L'omicidio giusto è quello commesso l'11 luglio da un trentenne di Mestre, che ha ucciso la "fidanzatina" sedicenne (e l'"ina" qui è proprio d'obbligo), sparandole tre colpi di rivoltella, dopo di che suicidandosi.
Chi saranno mai gli speculatori del dolore, questa volta? Politici? Giornalisti? Stavolta no, niente di tutto questo: gli infami profittatori delle disgrazie altrui stavolta si personificano sotto forma di amministratori della giustizia.
Comincia proprio il P.M. che si occupa del caso in questione, il Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Venezia, al secolo Roberto Terzo, che, incredulo di tanti riflettori puntati addosso, rilascia senza farsi attendere le seguenti dichiarazioni ai giornali:
"Le armi creano piu' danno a chi le maneggia. La verita' e' che poi le armi finiscono per essere usate in questa maniera. Finiscono per gli omicidi dei familiari, per gli omicidi-suicidi. Noi dobbiamo arrivare a dire che le armi la gente non se le deve tenere a casa".
Capito il Sostituto Procuratore? Nemmeno usa giri di parole, se ne esce direttamente dicendo che tutte le armi vengono usate per commettere delitti, ed in particolare omicidi (e suicidi). E siccome non crediamo che egli intendesse dire che le armi compiono delitti autonomamente, non possiamo non recepire il messaggio chiaro secondo cui tutti i possessori di armi sarebbero assassini. Parole gravissime, specie se a pronunciarle non sono i soliti politici o giornalisti sfigati, ma un Sostituto Procuratore della Repubblica nel pieno delle sue funzioni. Parole che non si possono considerare se non una diffamazione collettiva.
Non si domanda, il Sostituto Procuratore, come mai una ragazzina di 16 anni avesse una relazione con un trentenne. Problema che ci sembrerebbe più importante rispetto al mero mezzo materiale con cui il delitto è stato compiuto. Ma se queste sono le capacità investigative della nostra magistratura inquirente stiamo freschi!
Ma noi vogliamo essere sicuri che si tratti di un caso isolato, vogliamo pensare che il resto della magistratura svolga intelligentemente il proprio lavoro.
Escono poi dichiarazioni differenti sempre provenienti dalla stessa prolifica mente:
«Bisogna cominciare a chiedersi come mai questo ragazzo avesse tutte queste armi in casa, se sia giusto che chiunque possa detenere in casa un arsenale [...] Pensano di usarle per difendersi da rapinatori, nomadi, stupratori. In realtà quasi sempre creano più danno a chi le maneggia di quanto non servano a difendersi».
Anzitutto bisogna specificare che il terribile arsenale in questione è costituito da un fucile ed una rivoltella (quella stessa con cui il delitto è stato compiuto).
Riteniamo poi che questo geniale magistrato dovrebbe cominciare a farsi per primo lui stesso delle domande, ad esempio: come mai la popolazione nutre tutti questi timori nei confronti del prossimo? Sarà mica perché i rapinatori, i nomadi e gli stupratori quando vengono arrestati vengono anche rimessi in libertà con la velocità della folgore? E chi sarà mai a rimettere in giro la feccia della società che entra ed esce di continuo dalle caserme e dalle questure, ma un bel soggiorno definitivo in carcere non se lo fa mai? Saranno forse i colleghi di questo solerte magistrato?
Pensando alla serie di delitti recentemente commessi, uno in particolare solleva questa problematica: quello dell'uomo che ha ucciso due donne in uno stesso giorno e che dopo di che si è suicidato. Era infatti stato denunciato diverse volte, tanto da venirgli revocata la licenza di porto d'armi e da essergli ritirate tutte le armi detenute. Ma come mai un individuo con diverse denunce per minacce e quant'altro era libero di girarsene per commettere omicidi? Semplice, perché i colleghi del sig. Terzo (e magari qualche volta lui stesso) spesso e volentieri i delinquenti li rimettono in strada anzi che in galera.
Secondo poi bisognerebbe analizzare un attimo la figura che si permette di esprimere critiche così pesanti: un magistrato. Ovvero proprio una persona che gode dell'agevolazione di poter comprare, detenere e portare armi senza licenza. Quindi senza nessun controllo sulla propria psiche né sulla abilità nel maneggio delle stesse. Come può una persona che gode di tali privilegi (perché per alcuni è una necessità, ma per molti un privilegio) permettersi di criticare le stringentissime modalità per l'acquisizione, la detenzione ed il proto delle armi da parte dei comuni mortali meno raccomandati di lui? Sempre che egli non pensi che tutti godano del favoritismo di cui lui stesso gode.
Una ultima considerazione poi da fare riguarda un altro degli omicidi di questi giorni, quello che ha visto "protagonista" Luca Sainaghi, carabiniere reo confesso di aver ucciso la sua ex-fidanzata proprio con la sua arma d'ordinanza. Ovvero l'ennesimo delitto commesso proprio da appartenenti delle Forze dell'Ordine. Questi sono numericamente meno di quelli commessi dai cittadini comuni, ma se valutati in relazione al numero di persone impegnate nelle Forze dell'Ordine risultano una quantità enormemente maggiore. Checché ne dicano i soliti sindacalisti in divisa.
E intanto già sono cominciate le solite rappresaglie nei confronti dei possessori di armi. Giunge oggi la notizia che la Questura di Treviso ha disposto controlli a carico di tutti i possessori di armi su cui hanno autorità.
Che fare dunque di fronte a questa serie di attacchi, che oltretutto giungono in giorni delicati in cui si attende di conoscere esattamente i contenuti di una riforma particolarmente stringente nei confronti di coloro che hanno a che fare con le armi (per la gioia del dott. Terzo e di tutti i prevenuti che lo accompagnano)? Associarci e farci sentire, solo questo possiamo fare.
Noi, personalmente, il giorno 13 luglio ci siamo recati alla Procura della Repubblica di Roma ed abbiamo presentato un esposto al Procuratore contro questo ignobile magistrato, riportando le sue gravissime parole diffamatorie. E non possiamo che invitare tutti quanti a fare lo stesso.
Anche perché un magistrato del genere rappresenta lui stesso una minaccia alla Giustizia: se nutre tutti questi pregiudizi nei confronti dei possessori di armi, cosa potrà mai accadere ad un qualsiasi povero disgraziato, magari che non ha fatto nulla di male, che si veda condotto al suo cospetto proprio per questioni inerenti le armi? Povero colui che dovrà scoprirlo...
"Noi dobbiamo arrivare a dire che le armi la gente non se le deve tenere a casa".
Noi chi? I magistrati? i faziosi? I prevenuti? Gli imbecilli? Chi sono questi "noi" che devono arrivare a dire che non possiamo esercitare il diritto sacrosanto di possedere, detenere ed utilizzare armi? Chi sono costoro che pensano che le loro convinzioni personali abbiano la precedenza sulle Leggi emanate dal Parlamento in rappresentanza del Popolo Sovrano?
Sinceramente non ci interessa più di tanto, uno solo che si è scoperto basta ed avanza. E bisogna colpirlo quanto più forte possibile per impedirgli di nuocere al prossimo, specie se onesto, solo perché non rientra nella personale concezione di "brava persona" del magistrato di turno.
Tristi problemi, nemmeno degni del più illiberale dei paesi del terzo mondo.
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