La Svizzera, ricordiamo, è paese non belligerante da più di cinque secoli, ma con una diffusione di armi elevatissima (almeno rispetto all'Italia). Il loro esercito è molto particolare e vi si rimane arruolati per una parte significativa della propria vita pur continuando a vivere come cittadini comuni. Ed in particolare gli appartenenti all'esercito elvetico possono portare in casa e detenere la loro arma d'ordinanza, ovvero quella che qui considereremmo una terribilissima arma da guerra. Inoltre gli svizzeri sono la settima nazione al mondo per produzione di armamenti, sia per la distribuzione interna che per l'esportazione.
Ed è proprio in virtù di questi ultimi due motivi che una buona parte di anti-armi preme di continuo per stringere la morsa attorno a chi ne detiene o usa. Recentemente vi è stato un referendum proprio per tagliare le esportazioni di materiali di armamento, ma la popolazione - che come sempre la pensa ben diversamente da come gli anti-armi vogliono far credere - ha bocciato in maniera umiliante i propositi di questa arrogante minoranza.
Nei giorni scorsi, dunque, alcuni ricercatori dell'università di Zurigo hanno pubblicato i risultati delle loro ricerche in merito. Purtroppo se ne hanno scarsissime notizie, in quanto i giornalisti, in virtù del principio di obiettività, hanno pubblicato ben poco dei dati numerici concentrandosi solo sulla banale conclusione: dove ci sono più armi da fuoco ci sono più suicidi con armi da fuoco. Non serviva una equipe di geni per immaginarlo né un esercito di giornalisti per comunicarcelo...
Dimostreremo che ciò è numericamente vero, ma statisticamente falsissimo.
Riportiamo quindi un paio di articoli tra i più "dettagliati", entrambi da "swissinfo.ch". Il primo:
"Suicidi con armi da fuoco: Svizzera centrale triste classifica
ZURIGO - I suicidi con un'arma da fuoco sono più frequenti nei cantoni dove è più facile l'accesso a pistole e fucili. L'affermazione può sembrare scontata, ma è ora confermata da uno studio realizzato dall'Università di Zurigo e pubblicato sull'ultimo numero della rivista scientifica "European Psychiatry".
A guidare la triste classifica è la Svizzera centrale. Nei cantoni di Nidvaldo, Obvaldo e Uri il 32,7% delle persone che si tolgono la vita lo fanno con armi da fuoco. Questi tre cantoni sono pure quelli in cui la percentuale di famiglie che dispone di fucili e pistole è più elevata (57%), scrive oggi l'ateneo zurighese.
All'estremo opposto si trovano Ginevra e Basilea Città: in questi cantoni, dove la disponibilità di armi da fuoco è al di sotto del 20%, il tasso di suicidi è notevolmente più contenuto (15,2% per GE e 24,4% per BS).
sda-ats"
e il secondo:
"Suicidi con armi da fuoco, il primato alla Svizzera centrale
Stando a uno studio dell’università di Zurigo, pubblicato nella rivista scientifica «European Psychiatry», i suicidi con armi da fuoco sono generalmente più frequenti nei cantoni Uri, Nidvaldo e Obaldo.
Per la prima volta si è tentato di tracciare una relazione fra numero di suicidi e possesso di armi da fuoco nei cantoni svizzeri. La ricerca ha rivelato che nei cantoni della Svizzera centrale (Nidvaldo, Obvaldo, Uri, Svitto, Glarona ), Argovia, Berna e Basilea campagna il numero dei suicidi con arma da fuoco è superiore alla media.
Lo studio ha indicato inoltre che in molte abitazioni di questi cantoni è presente un’arma da fuoco. La percentuale maggiore (più del 45%) si è registrata nei cantoni Basilea campagna, Uri, Nidvaldo e Obvaldo. Negli ultimi tre cantoni, il 32,7% delle persone che si toglie la vita lo fa con armi da fuoco, la percentuale maggiore in Svizzera.
All’opposto si trovano i cantoni di Basilea città, Ginevra, Vaud e Neuchâtel dove la reperibilità di pistole e fucili non supera il 25%. Qui, il numero di suicidi con un’arma da fuoco è minore. Nel canton Ginevra è del 15,2% e del 24,4% nel canton Basiela città.
Lo studio si basa sulle statistiche di suicidi avvenuti in Svizzera tra il 1998 e il 2007. Durante questo periodo, il numero di persone che hanno posto fine alla loro esistenza sono state 13'410, di cui 3'169 con armi da fuoco (23,6%).
Il Ticino si situa al di sotto della media, con una percentuale di suicidi con armi del 20,9%, mentre il Grigioni è leggermente al di sopra con il 25,6%. Tuttavia, nel cantone retico la disponibilità di armi è molto più marcata (45%) rispetto al Ticino (24,7%).
swissinfo.ch e agenzie"
Da questi due articoli possiamo trarre dei numeri sufficienti a dimostrare che le conclusioni sono ben diverse da quelle a cui sono giunti i giornalisti. Cominciamo.
Dal primo articolo sappiamo che nei cantoni di Nidvaldo, Obvaldo e Uri il 32,7% dei suicidi avviene con armi da fuoco, a fronte di una percentuale del 57% di persone che hanno disponibilità di un'arma. A Ginevra la percentuale di suicidi è del 15,2% e le persone con armi a disposizione sono "al di sotto del 20%" (che considereremo il 15% per voler essere proprio generosi). A Basilea sono il 24,4% contro una disponibilità di armi ancora "al di sotto del 20%" (anche qui 15% per cortesia).
Nel secondo articolo già notiamo che c'è qualcosa che non va, in quanto risulta che nei cantoni Basilea campagna, Uri, Nidvaldo e Obvaldo la percentuale di persone che abbiano disponibilità di armi sarebbe "più del 45%". Forse la percentuale complessiva (che per gli ultimi tre cantoni risultava prima del 57%) viene abbassata fino a quasi il 45% grazie alla scarsa presenza di armi nel cantone di Basile campagna. Ma allora perché citarlo tra i cantoni con una maggiore concentrazione di armi? Questo dato risulta inattendibile (e mina l'attendibilità di tutto ciò che è stato riportato dai giornali) e pertanto non sarà utilizzato per le nostre controdeduzioni.
Altro dato inattendibile è quello sulla percentuale opposta. Risulta infatti che nei cantoni di Basilea città, Ginevra, Vaud e Neuchâtel la percentuale di persone con armi disponibili sia del 25%, contro quel "al di sotto del 20%" dichiarato in precedenza per i soli cantoni di Basilea e Ginevra. Anche qui vuol dire che o tra Vaud e Neuchâtel ci sono così tante armi da far salire la percentuale fino a quasi il 25%, o dobbiamo considerare che ci sia stato un errore dei giornalisti. Anche questo dato sarà cestinato come il precedente.
Veniamo infine a conoscenza di tre dati importanti e che non sembrerebbero viziati, ovvero che nel cantone Ticino i suicidi sarebbero al 20,9% contro una disponibilità al 24,7%; che nel cantone Grigioni i suicidi sarebbero al 25,6% e la disponibilità sarebbe del 45%; infine che la media nazionale dei suicidi commessi con armi da fuoco tra il 1998 ed il 2007 (periodo su cui si basa tutto lo studio) sarebbe del 23,6%.
Purtroppo però quest'ultimo importante dato ci rimane quasi totalmente inutile in quanto non viene resa nota la percentuale nazionale di cittadini elvetici che abbiano a disposizione armi da fuoco.
Riassumendo elenchiamo i dati (% suicidi con armi da fuoco contro % persone con disponibilità di armi da fuoco) partendo dalla minore concentrazione di armi verso la maggiore:
Basilea: 24,4% contro 15%
Ginevra: 15,2% contro 15%
Ticino: 20,9% contro 24,7%
Grigioni: 25,6% contro 45%
Nidvaldo, Obvaldo e Uri: 32,7% contro 57%
Se la correlazione tra numero di suicidi con armi da fuoco e la disponibilità di armi da fuoco fosse direttamente proporzionale ci si aspetterebbe che col crescere della disponibilità delle armi da fuoco cresca ugualmente la percentuale di suicidi compiuti con armi da fuoco. Ovvero che il rapporto tra la percentuale di suicidi compiuti con armi da fuoco e le persone con disponibilità di armi si mantenga stabile intorno ad 1. E ciò sarebbe da considerarsi perfettamente normale, in quanto indicherebbe semplicemente che chi decida di suicidarsi lo faccia con un metodo quasi sempre istantaneo ed indolore, utilizzando sempre un'arma da fuoco quando ne abbia la possibilità.
Anormale e preoccupante sarebbe invece se la proporzione tra numero di suicidi con armi e detentori di armi fosse maggiore di 1, in quanto significherebbe che statisticamente le persone detentrici di armi commettono più suicidi rispetto a chi armi non possiede. Significherebbe quindi che le persone che detengono armi risultino più instabili rispetto alla controparte o che il non avere a disposizione armi (e quindi il prospettarsi di una morte spesso più dolorosa e lenta) sia un deterrente veramente efficace al suicidio.
Ma i numeri riportati non dicono questo, anzi. Se facciamo un rapporto tra le percentuali di suicidi con armi rispetto alle persone con disponibilità di armi otteniamo i seguenti rapporti:
Basilea 24,4%/15% = 1,627
Ginevra 15,2%/15% = 1,013
Ticino 20,9%/24,7% = 0,846
Grigioni 25,6%/45% = 0,569
Nidvaldo, Obvaldo e Uri 32,7%/57% = 0,574
Tali rapporti mostrano come con l'aumentare delle armi disponibili ai cittadini svizzeri diminuisca il rapporto tra suicidi con armi da fuoco ed il numero di persone con armi da fuoco a disposizione. Prendendo come esempio il cantone di Ginevra con rapporto pari ad 1,013, questi sono i dati che ci saremmo aspettati secondo la proporzione ipotizzabile come normale:
Basilea 1,013*15% = 15,2% [invece di 24,4%]
Ginevra 1,013*15% = 15,2%
Ticino 1,013*24,7% = 24,38% [invece di 20,9%]
Grigioni 1,013*45% = 45,58% [invece di 25,6%]
Nidvaldo, Obvaldo e Uri 1,013*57% = 57,74% [invece di 32,7%]
Con una semplice sottrazione possiamo ottenere la percentuale di persone che, pur avendo a disposizione armi da fuoco per suicidarsi, scelga invece un altro metodo per farlo. Basterà fare la differenza tra la percentuale di persone che hanno a disposizione armi (e che ci si sarebbe aspettato che commettessero suicidio con armi) e la percentuale di suicidi effettivamente compiuti con armi:
Basilea: 15% - 24,4% = -9,4%
Ginevra: 15% - 15,2% = -0,2%
Ticino: 24,7% - 20,9% = 3,8%
Grigioni: 45% - 25,6% = 19,4%
Nidvaldo, Obvaldo e Uri: 57% - 32,7% = 24,3%
Le percentuali sono chiarissime. Il dato negativo relativo a Basilea sta a significare che in quel cantone, con bassissima diffusione di armi, il dato sia preoccupantemente opposto, ovvero in proporzione i detentori di armi commettono più suicidi. Il dato relativo a Ginevra, prossimo a zero, indica un equilibrio considerabile, in base a quanto detto in precedenza, più che normale. Gli ultimi tre dati invece sottolineano una tendenza: più sono diffuse le armi da fuoco e più sono le persone che scelgono un altro modo di uccidersi pur potendo concedersi la "grazia" di una morte istantanea. Ovvero più armi ci sono e minori sono gli abusi.
A conferma di quanto detto, incrociando i dati ottenuti possiamo evidenziare perfino la percentuale di cittadini svizzeri suicidi che detenevano armi da fuoco, ma che si sono suicidati con metodi alternativi, rispetto al numero di cittadini suicidi con armi da fuoco a disposizione:
Basilea: (15% - 24,4%)/15% = -0,627 = -62,7%
Ginevra: (15% - 15,2%)/15% = -0,013 = -1,3%
Ticino: (24,7% - 20,9%)/24,7% = 0,154 = 15,4%
Grigioni: (45% - 25,6%)/45% = 0,431 = 43,1%
Nidvaldo, Obvaldo e Uri: (57% - 32,7%)/57% = 0,426 = 42,6%
Anche qui il dato iniziale negativo indica che rispetto al numero di detentori di armi vi è una percentuale di suicidi con armi da fuoco maggiore del 62,7% rispetto a quanto considerabile statisticamente normale, e così quello di Ginevra indica che è maggiore del 1,3%. Al contrario gli ultimi tre dati indicano che maggiore è la presenza di armi e minore è il numero di suicidi commessi con armi rispetto a quanto razionalmente ipotizzabile.
Al termine di tutti questi calcoletti abbastanza elementari, si può giungere a due sole conclusioni, alternative:
la prima è che le persone che si suicidano nelle zone con maggiore concentrazione di armi appartengano per la maggior parte a coloro che non possiedono armi da fuoco e che dunque i possessori di armi da fuoco sarebbero più equilibrati dei non possessori di armi;
la seconda, considerando invece una distribuzione più omogenea, è che nelle regioni con maggiore diffusione di armi (e della Cultura delle armi) il numero di abusi sia nettamente inferiore rispetto alle regioni in cui le armi sono più controllate o comunque non vi sia educazione nel loro uso per questioni di accanimento culturale.
Scelgano pure gli anti-armi quella che meno gli reca danno, perché a tali conclusioni si arriva coi numeri e non con le deduzioni ideologiche.
In somma si tratta dell'ennesimo studio inutile e tendenzioso, deformato e sfruttato per incutere timore nell'animo dei cittadini e demonizzare coloro che detengono o usano armi. Peccato che poi i numeri smentiscano completamente le tesi dei giornalisti. Forse sarebbe più utile capire come mai vi sia in certi luoghi o in generale un così alto numero di suicidi, per prevenirne le cause, anzi ché disquisire sul come vengano commessi. Sempre che non si voglia (e purtroppo si vuole!) affermare che sono le armi ad indurre al suicidio.
Ma basti pensare al caso del Giappone, dove armi da fuoco sostanzialmente non ve ne sono eppure vi è un numero impressionante di suicidi.
O meglio una utilità questo studio la possiede: dimostra chiaramente che non esiste relazione tra il numero di armi in circolo e gli abusi commessi. E che se proprio si vuole trovare una relazione, questa non è esattamente quella che gli anti-armi propinano da decenni, anzi. In definitiva che dove la Cultura delle armi ed il rispetto nei confronti di esse sono più diffusi, la gente le usa con maggiore responsabilità.
Avremmo fatto volentieri i calcoli sui dati pubblicati dall'università di Zurigo, ma per poter leggere l'articolo in questione ci sono stati richiesti ben 31,50$, alla faccia della Scienza come confronto e condivisione! Noi non siamo intenzionati a sborsarne nemmeno un decimo per uno studio che nasce dall'esigenza di dimostrare concetti ideologici, ma se qualcuno casualmente l'avesse già acquistato o lo avesse comunque sotto mano gli saremmo grati se ce lo potesse far avere così da poterlo analizzare a fondo e, soprattutto, vedere se realmente giunge alle conclusioni che hanno comunicato entusiasti i giornalisti.
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