lunedì 13 aprile 2015

Dopo la strage di Milano parte l'assalto

Ad una madre sconvolta per la cruenta perdita del figlio si può perdonare qualsiasi sciocchezza detta e non c'è che da portare rispetto. E questo non si discute. Quello che non si può perdonare, ad altri, è la strumentalizzazione di una tragedia per i propri fini ideologici, nel tentativo di plagiare una popolazione comunque sensibile a fatti di cronaca come quello avvenuto a Milano. Ben si può definire terrorismo, sebbene nessun decreto o governo abbia interesse ad osteggiarlo.

Comincia così la maratona di articoli e servizi televisivi sulla diffusione delle armi, sull'aumento delle licenze, sulla pericolosità sociale dei cittadini legalmente armati.

Comincia l'associazione antiarmi Unimondo, con l'articolo di Giorgio Beretta che correla la strage di Milano con il mondo del tiro e della caccia, attaccando l'associazione Firearms United e la petizione da noi proposta per esserci opposti alla conversione in legge del DL 7/2015 con tutte le nuove restrizioni introdotte.

Ezio Mauro, direttore di Repubblica
Parallelamente attacca il quotidiano La Repubblica, che da tre giorni bombarda con articoli dapprima sul numero di armi e licenze ritenuto "eccessivo", poi strumentalizzando la madre dell'avvocato assassinato a Milano, oggi con un video editoriale del direttore Ezio Mario, il quale nella sostanza accusa i cittadini di richiedere licenze sportive per aggirare la legge e girare armati. Non senza farsi mancare una nota correlata ad alcune ambigue e poco rassicuranti dichiarazioni di Alfano, che ancora tanto stiamo ringraziando per il suo ultimo regalino di Pasqua.

Il proc. Pierluigi Dell'Osso
Ci si mette poi perfino il procuratore capo di Brescia, Pierluigi Dell'Osso, il quale, in maniera più pacata, si associa al coro di coloro che chiedono nuovi "giri di vite" sulle armi.

Ci tocca perfino leggere notizie-non-notizie come quella del tribunale di Imperia, dove un avvocato avrebbe avuto dei problemi per aver lasciato la pistola in custodia all'ingresso del tribunale ed essere entrato... disarmato! Non capendosi neanche se fosse provvisto di licenza o meno, proprio non si capisce quale pubblico interesse dovrebbe avere questa "notizia". Molto probabilmente oramai basta la correlazione tra un'arma ed un tribunale per pubblicare qualsiasi idiozia e trarne le più allarmistiche conclusioni.

Ci si mette perfino il benzinaio Stacchio, che provoca malumori con la sua adesioni a proposte di legge di associazioni disarmiste, di cui è diventato d'improvviso il paladino...

La cosa che lascia un poco sbigottiti è la totale ignoranza di chi si butta a capofitto nell'argomento, la cui priorità non è evidentemente informare ma terrorizzare e colpevolizzare una categoria intera di cittadini a nostro parere già sufficientemente vessati. Ma questa, in fondo, è tutt'altro che una novità.

Due cose convincono sempre di più della precisa regia dietro a tutto ciò. Anzitutto la proposta lanciata della madre dell'avvocato assassinato, che casualmente ricorda un po' troppo la proposta di legge della sen. Marilena Adamo, attualmente nel dimenticatoio da anni. Che sia una strategia per rispolverarla e tentare di sbloccarne l'iter parlamentare? E poi: ma come mai tutti sulle armi, quando è chiaro che la strage è stata resa possibile da una serie di mancanze da parte delle amministrazioni, quali per prime la mancata revoca di armi e licenze ad una persona condannata per molestie e l'esternalizzazione della sicurezza del Tribunale di Milano?

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